TERRAZZO ALLA VENEZIANA BELLO E POSSIBILE

Quei terrazzi sono eccellenti, che si fanno di coppo pesto e di ghiara minuta e di calcina e di cuocoli di fiume (…) e sono ben battuti: e devolsi fare nella primavera o nell’estate acciocché si possano ben seccare… Ella si fa con calcina et con tegola o mattoni ben pesti, et s’incorpora assieme. Vi si aggiunge una parte di scaglia di sasso istriano polverizzato, et questa mistura alquanto soda, si distende sul suolo di tavole ben fitto, con chiodi, acciocché non si torca e resista al peso. Indi con ferri fatti a-posta, si batte et calca per qualche giorno. Et spianato ogni cosa et indurita ugualmente vi si mette di sopra un’altra mano o coperta di detta materia, nella qual si incorpora o cinabro, o color rosso. Et poi che si è riposato per qualche giorno gli si dà l’olio di lino col quale il terrazzo prende il lustro per si fatta maniera che lo uomo può specchiarvisi dentro”. Così scriveva il mitico architetto Andrea di Pietro della Gondola, detto Palladio (1508-1580), descrivendo i terrazzi alla veneziana chiamati per questo Palladiane, pavimenti continui realizzati appunto con un impasto di materiali diversi, sapientemente steso e decorato da abili artigiani con tecniche precise fino a formare una superficie unica, spesso una vera opera d’arte.

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